Massimiliano Piunti, COO & Head of Structured Trade Finance del gruppo si esprime sul Trade Finance in un’intervista rilasciata a Dealflower

DEALFLOWER
Laura Bonadies10 – Marzo 2023

Cfe, le fonti di raccolta alternativa àncora per la crescita delle Pmi

Solo una fonte di raccolta di capitali alternativa può aiutare in modo concreto a superare i limiti che il sistema bancario ha in termini di erogazione delle risorse; consentendo alle Pmi di poter competere sui mercati internazionali e rafforzarsi da un punto di vista finanziario. Lo sostiene Massimiliano Piunti(in foto), chief operating officer di Cfe Finance Group, in questa intervista a Dealflower. In modo particolare il top manager ritiene che nel ventaglio delle opzioni sul tavolo, l’invoice trading rappresenta uno strumento davvero efficace soprattutto in un contesto macro economico che per l’anno in corso è atteso incerto a causa delle tensioni geopolitiche, dell’inflazione e dei tassi di interesse che continueranno a crescere.

La crescente richiesta da parte delle Pmi di prodotti di finanziamento a supporto delle operazioni di export si scontra con una maggiore regolamentazione imposta dal sistema bancario. Come si riesce a coniugare questi due aspetti e cosa sarebbe necessario fare?

Gli attuali limiti del sistema bancario tradizionale nell’erogazione del credito a supporto delle Pmi possono essere superati grazie ad una fonte di raccolta di capitale cosiddetta ‘’alternativa’’ rispetto al credito bancario. Come testimoniano i numeri presentati da una ricerca curata dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Unioncamere, l’intero mercato della finanza alternativa per le Pmi cresce a livelli sostenuti. Basti pensare che nel 2021 questo canale ha mobilitato risorse complessive per oltre 4,5 miliardi di euro, con una crescita del 41% rispetto all’anno precedente. Si conferma il trend positivo anche nel 2022, dove soltanto nel primo semestre i flussi messi a disposizione delle Pmi dai metodi alternativi hanno superato i 2,5 miliardi, facendo segnare un aumento del 32% rispetto allo stesso semestre del 2021.

È proprio la crescente difficoltà delle Pmi a raccogliere risorse finanziarie attraverso il canale bancario tradizionale che ha creato spazio allo sviluppo di veicoli di investimento alternativi specializzati neltrade finance. Questi veicoli offrono strumenti di smobilizzo delle attività e di miglioramento del capitale circolante. Ulteriori alternative al sistema bancario tradizionale sono costituite da soluzioni fintech come ad esempio l’invoice trading.

Che ruolo può giocare l’invoice trading?

L’invoice trading rappresenta un’efficace soluzione operativa al fine di garantire maggiore equilibrio al bilancio, incidendo sui principali parametri osservati dagli istituti bancari per giudicare il merito di credito. L’invoice trading agisce direttamente sulla posizione finanziaria dell’impresa, permettendo l’incremento del capitale circolante netto. Questa maggiore liquidità potrà essere impiegata dall’impresa per effettuare ulteriori investimenti, migliorare la sua produttività e sostenere il suo percorso di crescita in Italia o all’Estero attraverso le esportazioni.

Il ricorso a fonti alternative di raccolta del capitale, quindi, permette di migliorare l’offerta tradizionale di credito e non si pone come uno strumento di competizione con le banche, ma come uno strumento dotato di estrema flessibilità a supporto delle Pmi che vogliono esportare.  Sebbene le soluzioni di invoice trading vengano talvolta accolte con scetticismo da parte di certe imprese, riteniamo che queste soluzioni possano davvero apportare un miglioramento concreto alle condizioni di accesso al credito da parte delle Pmi ed avere un impatto diretto sul volume dell’export italiano.

Quale è la situazione delle Pmi italiane nei confronti del credito bancario?

La crescente richiesta da parte delle Pmi di prodotti di finanziamento a supporto delle operazioni di export si scontra con una maggiore regolamentazione imposta dal sistema bancario che talvolta ne limita lo sviluppo. Le banche sono di fatto diventate più selettive verso le tipologie di finanziamento a profili di rischio più complessi e dunque a maggior coefficiente di accantonamento, tra cui appunto quelle verso le Pmi. Questi requisiti di capitale imposti agli istituti bancari di conseguenza rendono ormai da diversi anni l’accesso al credito un processo ancora più formale, strutturato e selettivo, orientando l’offerta di credito a controparti di dimensioni medio-grandi con livelli di solidità patrimoniale più elevati.

Ciò accade anche nel nostro Paese?

Questa tendenza emerge anche in Italia, dove secondo uno studio congiunto di PwC e Banca CF+, negli ultimi 10 anni il credito bancario ricevuto dalle Pmi è diminuito del 20%, passando dai 210 miliardi del 2010 ai 171 miliardi del 2019, una differenza pari a circa 40 miliardi. A fronte di questa crescente selettività del sistema bancario tradizionale nell’erogare capitali alle PMI, osserviamo un’importante tendenza nel ricorso, da parte di quest’ultime, al mercato della finanza alternativa. Cfe si pone da anni al servizio delle Pmi per offrire servizi complementari al credito bancario con l’obiettivo di incrementare la loro competitività e supportarne lo sviluppo.

Cosa aspettarsi per l’anno in corso?

Il contesto macro-economico nel 2023 sarà contraddistinto da numerose incertezze, poiché le economie globali continueranno ad affrontare molteplici incognite geopolitiche, un’inflazione elevata e tassi d’interesse in crescita. Visto l’aumento dei tassi che agisce sempre con un effetto ritardato sull’economia reale, riteniamo infatti che i prossimi mesi dovrebbero rivelarsi ricchi di informazioni sulla reale salute dell’economia, in particolare quella delle Pmi e sulla loro capacità di finanziamento. Questo è il motivo per cui, nonostante la crescita economica globale abbia mostrato segni importanti di resilienza, prevediamo che questa continuerà a rallentare. L’Fmi conferma anche questa visione prevedendo una crescita globale del 2,9% per quest’anno, in calo rispetto al 3,4% del 2022, ma con un buon 3,1% sperato per il prossimo anno. Il tasso di inflazione pesa ulteriormente sulle stime di crescita: secondo l’Fmi, a livello globale questo dovrebbe passare dall’8,8% nel 2022 al 6,6% nel 2023 e al 4,3% nel 2024, restando al di sopra dei livelli pre-pandemia (3,5%).

Riguardo alle aree di maggiore interesse per Cfe come l’Eurozona, l’agenzia di rating Fitch ha rivisto leggermente al rialzo la crescita nel 2023 allo 0,2%, da -0,1%, favorita da una attenuazione della crisi energetica. Al tempo stesso, aumenti più marcati dei tassi di interesse da parte della Bce potrebbero pesare su domanda e crescita delle Pmi.

E per l’Europa?

Le prospettive per l’Europa rimangono le più deboli tra i principali motori della domanda globale, con economie chiave tra cui Germania, Regno Unito e Italia, che sempre secondo le stime di Fitch, registreranno nel 2023 contrazioni in termini reali del Pil. In questo contesto di incertezza coadiuvato da un generale incremento del rendimento del mercato del debito, Cfe ha adottato un approccio più selettivo nella scelta degli investimenti,  prediligendo livelli qualitativi di credito più elevati rispetto al 2021. Ciò nonostante, registriamo l’esistenza di numerose opportunità specialmente sul mercato secondario che, malgrado un elevato valore intrinseco, scontano l’andamento negativo del mercato del debito nei paesi emergenti. Riteniamo che a fronte di una robusta due-diligence ad oggi siano individuabili molte opportunità d’investimento nell’ambito trade finance e private debt nei mercati emergenti che permettano di raggiungere un rapporto qualità/ritorno ancor più elevato che in passato. Le energie di Cfe sono infatti incentrate sull’individuazione di queste opportunità e sulla strutturazione di condizioni di finanziamento e garanzie che permettano l’adeguata mitigazione di qualsiasi fonte di rischio che possa avere un impatto sui flussi di cassa dell’operazione.

Che ruolo possono giocare i veicoli di investimento alternativi?

Nel mercato della finanza alternativa le imprese dialogano con soggetti diversi dalle banche che operano al fine di migliorare l’offerta tradizionale di credito. I veicoli di investimento alternativi assumono un ruolo complementare rispetto al sistema bancario tradizionale, garantendo la liquidità necessaria allo sviluppo e alla crescita delle Pmi, ma senza porsi in competizione con esso. La finanza alternativa sta acquistando sempre più importanza all’interno del panorama creditizio europeo, specie per quanto riguarda il finanziamento alle Pmi, che spesso sono sotto-servite dal canale bancario tradizionale. Di fatto, la finanza alternativa arriva oggi alle imprese tramite glistrumenti più innovativi come le piattaforme digitali o l’invoice trading, che vanno a coprire lo spazio di mercato che si è creato a causa del processo di consolidamento bancario e di una regolamentazione più stringente con l’introduzione di Basilea III.

I veicoli di finanza alternativa svolgono dunque un ruolo di fondamentale importanza nel contesto macroeconomico europeo, dove le piccole e medie imprese costituiscono la spina dorsale dell’intero sistema economico. Fornire fonti di capitale diversificate alle Pmi significa supportare in modo sostanziale il loro percorso di crescita e contribuire concretamente allo sviluppo economico generale del continente e alla creazione di nuovi posti di lavoro. Il mercato della finanza alternativa rappresenta quindi un canale rilevante nel supportare le PMI, fornendo con tempestività, velocità e semplicità strumenti in grado di migliorare la gestione della liquidità e facilitare lo sviluppo commerciale di questa categoria di imprese.

Come opera nel concreto Cfe?

Cfe è un gruppo finanziario indipendente specializzato in trade finance e credit alternativi. Cfe Finance oggi è riconosciuta come una delle principali istituzioni di Trade Finance indipendenti non bancarie in Europa ed è in grado di offrire servizi che vanno ad integrare e supportare la tradizionale offerta bancaria. In aggiunta rispetto all’offerta di Trade Finance, Cfe Finance è molto attiva nel settore del private debt e del project finance con particolare focus sui Paesi emergenti. La società inoltre opera a supporto delle Pmi europee offrendo servizi finanziari diversificati tra cui lo sconto pro-soluto di crediti commerciali, la strutturazione e il rilascio di garanzie finanziarie per l’export, la consulenza diretta a favore dell’esportatore e altri servizi complementari a sostegno delle imprese che intendono esportare i loro prodotti all’estero e soprattutto verso i mercati emergenti. La società è attiva anche nel campo delle cartolarizzazioni di asset generati dal trade finance tra cui le lettere di credito, vari strumenti finanziari, il debito sovrano e i crediti ristrutturati.