Giuseppe Leppi, Managing Director a CFE Finance commenta i cambiamenti post Brexit su FocusRisparmio

L’esperto ricorda che l’intesa ha rimandato la regolamentazione dei servizi finanziari a un secondo momento, creando ostacoli all’attività transfrontaliera. “Ora possiamo fare advisory sui prodotti strutturati solo con clienti UK”.

Anche dopo l’accordo raggiunto in zona Cesarini la vigilia di Natale, la Brexit si conferma una delle fonti di preoccupazione per l’industria del risparmio gestito, del wealth management e dei servizi finanziari. Nonostante sia stato scongiurato lo spettro di una hard Brexit, restano infatti ancora degli interrogativi aperti sulla futura relazione tra Regno Unito e Paesi Ue, in particolare per quanto riguarda la parte finanziaria. “L’accordo raggiunto, per quanto complesso, ha risolto soltanto i problemi dal punto di vista commerciale, prevedendo che non vengano imposti né dazi né quote, ma restano ancora degli interrogativi per quanto riguarda la parte legale e, soprattutto, per la finanza”, spiega a FocusRisparmio Giuseppe Leppi, managing director e head di Cfe Finance UK, boutique di investment banking specializzata in strategie di nicchia sul credito.

Nonostante la centralità dei servizi finanziari per il Regno Unito, le parti hanno deciso di definire la questione a un momento successivo, con un Memorandum of understanding che dovrà arrivare entro la fine di marzo. Di conseguenza a partire dal primo gennaio 2021 le imprese britanniche e quelle Ue hanno perso i reciproci passporting rights, subendo quindi limitazioni sull’attività transfrontaliera. Anche perché c’è alla base un problema da risolvere sul flusso di dati personali su cui spesso si basano le società attive nel settore finanziario. Ma resta una situazione che danneggia la City, osserva Leppi. In effetti, secondo Oliver Wyman il mercato europeoo rappresenta un quarto delle entrate annuali della City sui servizi finanziari. “Il tema verrà affrontato verso febbraio/marzo, e nel frattempo i problemi restano sul tavolo. Dobbiamo ricordare che le società finanziarie hanno già spostato 7500 dipendenti e asset per 1,2 trilioni di sterline verso l’Unione europea”, sottolinea il manager.

E cosa accade per i prodotti britannici venduti a europei, e viceversa? Per ora il settore si trova in una situazione di impasse. “Noi di Cfe Finance al momento possiamo fare advisory sui prodotti strutturati solo con clienti britannici”, sospira Leppi. “Speravamo che ci fosse da parte del governo un impegno maggiore per proteggere la finanza e la City, che invece non c’è stato”, commenta ancora l’esperto. La questione comunque dovrà sbloccarsi, per il bene di tutti. “La maggior parte degli asset manager sono inglesi, tutti i grandi investitori dei fondi europei sono inglesi, non è saggio ritardare l’accordo sulla parte finanziaria”, osserva Leppi. Inoltre, prosegue l’esperto, l’impegno a favore di una maggiore concorrenza dell’Europa su wealth management, family office e fintech si è scontrata con i problemi creati dalla pandemia, che ha costretto ad accantonare tali mire, secondo Leppi.

Per quanto riguarda il commercio, pur in assenza di dazi e quote sono comunque previsti controlli doganali, con conseguenti oneri legati alla predisposizione di documenti e scartoffie varie. “Certamente questa produzione documentale – le dichiarazioni di origine che dovranno essere prodotte dal fornitore – potranno essere un problema, ma ritengo che comunque il sistema di scambi commerciali resterà vantaggioso per Paesi come l’Italia, che con il Regno Unito vanta 10 miliardi di importazioni e 25 miliardi di export, e che quindi le dichiarazioni non dovrebbero essere un problema”, commenta Leppi.

E a livello di economie e mercati, quale effetto atteso dalla Brexit? “Per i prossimi mesi l’economia britannica sarà sotto l’effetto del nuovo lockdown, che sarà analogo a quello adottato in Italia in occasione della prima ondata di contagi. Quindi ci si aspetta una fase di recessione, già vista nell’ultimo trimestre 2020 e che dovrebbe proseguire nel primo trimestre 2021”, argomenta Leppi, indicando quindi che al momento, più che il divorzio dalla Ue, a tenere banco è la pandemia. “Al momento sono uscito dalle posizioni lunghe su sterlina contro dollaro ed euro, ma occorre vedere la risposta dei vari Paesi alla pandemia, come procedono le vaccinazioni e come reagisce l’economia, come sarà l’accordo sulla parte finanziaria”. E su questo fronte, quali sono le attese? “Mi aspetto che ci sia una lotta per la supremazia nel campo finanziario in Europa”. Per quanto riguarda la posizione britannica, Leppi trova interessante “il fatto che il governo inglese vuole puntare sulla green finance e sta spingendo molto sull’impact investing”.

Source: FocusRisparmio

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