L’Intervista di Fondi&Sicav – Conoscere per investire al meglio. Alessandro Cominelli, Executive Director di CFE Finance Group a Monaco, sul contesto Treasury.

Posted in Fondi&Sicav
22.11.2023

A colloquio con Alessandro Cominelli, Executive Director di CFE Finance Monaco

Treasury, in termini di rischio/rendimento opportunità sulla scadenza a breve

Treasury sono affondati di prezzo a un ritmo sostenuto, spingendo verso l’alto i rendimenti, cosa alquanto strana poiché nei casi di crescente pericolo percepito dagli investitori i titoli di Stato USA si trasformano in asset rifugio. Come interpretare il calo delle quotazioni?

Il calo dei titoli di Stato americani va ricercato nella situazione creatasi nel periodo post-Covid. Lo stock di debito americano è passato dai 18 ai 26 trilioni di dollari nello spazio di tre anni con una crescita mai vista.

La necessità di rifinanziare questa enorme quantità di debito è sicuramente una delle cause della discesa dei prezzi. Dobbiamo aggiungere poi che la Cina è diventata venditrice netta di treasuries per cercare di rilanciare un’economia in profonda crisi. E, ultimo fattore, di primaria importanza l’aumento dei tassi da parte della Fed e il relativo QT (quantitative tightening).

Tutti fattori negativi che hanno innescato il più potente mercato ribassista degli ultimi decenni (tre anni di rendimenti negativi consecutivi).

Lo scoppio della guerra in Medio oriente non ha avuto alcun effetto sulle quotazioni, in quanto le parti in causa non rappresentano Paesi molto attivi sui mercati finanziari. E non sono esportatori netti di materie prime fondamentali per le economie mondiali. Salvo l’allargamento del conflitto a Paesi più esposti sui mercati dei capitali si può cosi spiegare il motivo dell’assenza del così detto fligth to quality visto in passato in situazioni differenti.

Attualmente la curva dei rendimenti Usa si sta appiattendo, indicando nessuna aspettativa particolare di movimento dei tassi. Come detto precedentemente il grande rischio è rappresentato dal rifinanziamento del debito (nuove emissioni), dal QT della Fed, e dall’andamento dell‘inflazione. Se quest’ultima dovesse rientrare ulteriormente e avvicinarsi al due per cento potremmo assistere a un allentamento dei tassi a breve da parte della Fed favorendo un’inclinazione positiva della curva dei tassi.

In questo caso a beneficiare maggiormente sarebbero le scadenze a breve (area a due anni circa). Per potere assistere a un vero rally della parte a lunga (rivedere il dieci anni sotto il quattro per cento) ci vorrebbe oltre a un rientro veloce dell’inflazione anche un forte rallentamento dell’economia che a oggi sembra un po’ improbabile.

Solo con il verificarsi di entrambe le condizioni allora vedremmo il 10y us sotto il quattro per cento. Il livello del cinque per cento può essere un punto di entrata. Ma a patto di essere disposti ad accettare di vedere il mercato anche in aree superiori, come ad esempio cinque e un quarto o nelle peggiori delle ipotesi anche sei per cento.

Ritenete che quello attuale rappresenti un buon punto di ingresso per chi voglia aumentare la quota di portafoglio destinata ai treasury decennali o che sia meglio focalizzarsi su titoli di Stato Usa a scadenza più breve?
La scelta fra investire a dieci anni oppure a due/tre anni dipende dal rischio che si vuole correre. Le aspettative di salita dei corsi sono in entrambe le scadenze interessanti, sicuramente in caso di inizio di taglio dei tassi da parte della Fed la parte a breve della curva ne beneficerà in modo consistente. Ad oggi in termini di rapporto rischio rendimento la scadenza corta rappresenta un’ottima opportunità.